domenica 19 maggio 2013

Ceri Mezzani... la prima sonata!

Gubbio, 19 maggio 2013... Il Campanone.
Immagini e audio... le parole non servono. Stupendo!!!





La Voce della Città...  

La Sonata è la prima della lunga giornata di Festa dedicata ai Ceri Mezzani... ai prossimi Post! ;-)

sabato 18 maggio 2013

In un sabato qualunque...

Al suono della sveglia, sono carica di aspettative. Immagino cosa riuscirò a fare e cosa no, quello che potrebbe emozionarmi e cosa - invece - sarà per forza di cose da considerare routine. Immagino... immagino... immagino... prima di ritrovarmi a fare i conti con un terribile mal di testa. 
Per la maggior parte delle volte in cui mi sono ritrovata ad avere a che fare con il mal di testa, poi ho lasciato scorrere le ore senza riuscire a tirar fuori qualcosa di buono dalla giornata. No! decisamente, no. Mi rifiuto di  finire un'altra volta in quel modo. 
Dalla finestra riesco a vedere il cielo chiaro (con qualche nuvola, ma nessuna minaccia di pioggia imminente) e un bel sole. Beh! Sono sicura che al mal di testa non dispiacerà se abbandono da subito l'idea del divano e provo ad uscire insieme a Mat per una passeggiata. Così sgranchisco un po' le gambe, cerco di mettere in fila qualche ispirazione disordinata e... visto mai che il dolore decide di fermarsi da qualche parte, durante il tragitto, e di lasciarmi in pace! 
Quando scendo in cucina per la colazione, mia sorella è alle prese con la preparazione di un dolce. 
"Lo fai per me?". La speranza che la sua risposta sia un sì, dà un colore particolare alle mie parole. Ma... niente da fare. Stasera ha un invito a cena e il dolce è... off limits!
Mi concentro sulla solita tazza di latte con i cereali e... su quello che trasmette la televisione. 
Tutti in casa sono appassionati di documentari (di qualunque tipo di documentari), mentre io con il telecomando in mano e nessuno nei paraggi sono un'irriducibile dei canali musicali: musica a palla e la possibilità di ballare, senza il rischio che qualcuno mi veda. 
Ad ogni modo...
Il documentario del momento è di quelli in grado di passare da un argomento all'altro, con la stessa facilità con cui io passo dalla voglia di cioccolata a quella per un panino con il prosciutto. Uno di quei prodotti Tv fatti bene, ma che... per una qualche ragione, mi lasciano addosso la sensazione di fretta permanente. 
Il mondo... la gente non ha più nemmeno il tempo di starsene seduta davanti alla televisione, a godere di un programma mono-argomento. Non ha più il tempo (e, forse, nemmeno la voglia) di approfondire. Allora... vai con i minestroni, con le nozioni-pillola, con quel sapere giusto un accenno... quel qualcosa che si può rispolverare nella memoria all'occorrenza e tirarlo fuori per fare bella figura durante un aperitivo o una cena con gli amici. 
Mi soffermo solo di tanto in tanto su ciò che è trasmesso, fino a che... la profezia delle api!Alle parole profezia e api, le mie antennine si drizzano. So già di che cosa si parla, ma... sentirlo ripetere per più di dieci volte nel giro di mezz'ora, non contribuisce a mantenermi distaccata dall'argomento e non aiuta a tenere alto il mio morale (soprattutto!).

Se l’ape scomparisse dalla terra, all’umanità resterebbero quattro anni di vita; niente più api, niente più impollinazione, niente più piante, niente più animali, niente più esseri umani”.

Le parole sono attribuite ad Albert Einstein, anche se non esiste fonte assolutamente certa di questa paternità teorica. Ciò che invece sembra fondato, è il sostenere che sia proprio l'operato dell'uomo la causa di una moria d'api che colpisce il mondo intero (altissime le percentuali di alveari persi nei diversi Stati). L'uomo che - con la sua frenesia (odiata frenesia!) - non fa che rendere meno vivibile il pianeta, l'uomo che non pone attenzione agli atteggiamenti quotidiani e alle abitudini  che danneggiano la realtà intorno. Uno degli elementi negativi evidenziati: le onde di trasmissione dei cellulari. A quanto pare, inibiscono la capacità della singola ape di orientarsi nella zona e quella - successiva - di riuscire a tornare a casa. Le api non tornano all'alveare e... muoiono. Se l'ape scomparisse dalla terra, all'umanità resterebbero quattro anni di vita. Dopo l'ennesima volta in cui sento queste parole, decido di alzarmi e di uscire. Figlia di un'apicoltore per passione, non serviva la televisione per capire che c'è qualcosa che non va... apisticamente parlando. Solo... Che si fa? Fosse tutto vero... quali misure mondiali si potrebbero adottare, per arginare il problema? ...ottime domande, a cui non so trovare risposta!

Provo a rilassarmi insieme a Mat, ma... questo sabato mattina sembra frenetico e incasinato anche per una passeggiata tranquilla. Rimaniamo a zonzo per poco più di un'ora, poi... di nuovo a casa. E' stato in quel momento... quella è stata l'occasione. Quando... la natura stupisce! 
"Venite un po' a vedere...". Quando qualcuno di casa - in questo caso, mio padre - se ne esce fuori a pochi minuti dall'ora di pranzo, in un sabato qualunque, con un: "Venite un po' a vedere...", io mi armo di macchinetta fotografica. E... il più delle volte mi ritrovo a pensare di aver fatto bene!!!






Le nostre arnie si sono svuotate man mano, durante l'autunno e l'inverno. Non c'è stato niente da fare. 
Per questa ragione... trovare uno sciame pronto a chiedere il diritto di residenza in una delle cassette è qualcosa in grado di stupire seriamente. Qualcosa che ti fa venir voglia di prendere vecchie lenzuola e colori per scrivere uno striscione di benvenuto, qualcosa che riesce ad allontanare almeno per un po' il pensiero nella mente, che non fa che tornare alla storia della profezia. Qualcosa che... 
Ma, sì! In fondo, qualcosa del genere è solo qualcosa che è in grado di lasciarti a bocca aperta. Qualcosa che ti fa tenere stretta la macchina fotografica tra le dita. E... solo dopo qualche minuto ti accorgi che, in interminabili secondi di meraviglia, non hai fatto che scattare! Alla prossima ;-)

giovedì 16 maggio 2013

15 Maggio 2013...

...il giorno dopo.
Il giorno dopo è sempre particolare, quando si tratta di quello dopo la Festa dei Ceri.
Senti nel cuore ancora tanta emozione, nella testa ritrovi un po' confusi i flash di ciò che hai vissuto e che - nella speranza di riuscirci - hai cercato di memorizzare e le gambe sono un po' doloranti. Meglio... le gambe sono doloranti un po' più di un po', ma... stranamente dalle altre volte in cui ti è capitato di sentirti un rottame, trovi che sia proprio quello il bello! Non solo il bello di sapere, il bello della consapevolezza di esserci stata, ma... il bello di sentire che anche il corpo c'era ed è d'accordo con te: è stato bello!
C'eri. E' stato bello. C'eri ed è stato bello, anche se non è stato sempre facilissimo o anche se non tutto, tutto di certi meccanismi 'festaioli' ha incontrato il tuo consenso. C'eri ed è stato bello, anche se oggi è già il 16 maggio e già ti ritrovi a sperare che il tempo passi in fretta; fino alla prossima Festa. C'eri ed è stato bello, perché tra le tante cose che ti aspettavi sarebbero accadute... è accaduto anche ciò che non ti aspettavi. 
Il Campanone... quella voce molto più che magica che è in grado di far vibrare le corde del cuore, la possibilità di essere a pochi metri di distanza, quando pensavi che saresti rimasta in Piazza a godere della vitalità di quella 'sveglia alla città'.
Superare lo sbarramento del portone di legno del palazzo dei Consoli in buona compagnia e ritrovarsi estasiati di fronte alle tre figure lignee dei Ceri, ancora in posizione orizzontale.


Non è la prima volta che li vedi, ma è come se lo fosse. Un ritornello che comincia quasi a tediarti, ogni volta che si intrufola tra i pensieri. Ma che... proprio non ne vuol sapere di rimanersene in disparte, coperto dal silenzio di una mente che - a volte - vorrebbe semplicemente riuscire a non pensare. 
Ti avvicini con la mano già tesa e poco importa che qualcuno stia cercando di scattare una fotografia. Il bisogno di quella carezza è talmente tanto forte, che non te ne frega niente nemmeno di rimanere indietro rispetto agli altri. Tocchi con sicurezza prima S. Ubaldo, che è il Cero di cui porti la camicia, poi S. Giorgio e S. Antonio. Perché, contrariamente a quanto dicano in molti, anche se il giallo è il tuo colore, il tuo cuore ha screziature di azzurro e di nero. E batte forte anche per quelle due carezze. E batte forte anche nel continuare a guardarli tutti e tre ancora immobili. E batte forte, forte, forte anche quando ti ritrovi a dire sottovoce: Coraggio! Forza tutti e tre! Coraggio!!! 
Non vorresti, ma devi andare. C'è una lunga rampa di scale in pietra da salire, un passaggio da attraversare non proprio comodissimo e una piccola scala a chiocciola che - complice anche lo stomaco ancora vuoto - riesce a farti arrivare in cima e a farti sentire come se fossi appena scesa dalle montagne russe. Non ci pensi. Prosegui e vai avanti, fino a che... eccola! La cima del palazzo dei Consoli. Dove più su non si può salire. Dove è possibile arrivare a dominare con lo sguardo Gubbio intera. Dove altri, prima di te, sono già in attesa di un'emozione.



Ti accosti agli amici costeggiando i merli. Alcuni fogli attaccati qua e là avvertono di non sporgersi troppo oltre. Allora, ubbidisci e ti affacci quel tanto che basta per rimanere a bocca aperta di fronte alla bellezza dei tetti. Sicuramente, al momento in cui le case sono state costruite nessuno ha pensato che un giorno qualcuno si sarebbe ritrovato ad ammirare quel puzzle imperfetto di coppi e a rimanere estasiato dallo spettacolo. Ma, l'effetto che fa l'intera visione, quel quadro che non puoi staccare dalla parete per appendere da un altra parte, è proprio quello di lasciarti a bocca aperta. Non è la prima volta, ma è come se lo fosse. Ecco un'altra cosa per cui ti ritrovi a rassegnarti. Oltre ai pensieri e alle emozioni che non ne vogliono sapere di farsi imbrigliare, c'è quella città che non smetterà mai di stupirti. Guardi i parcheggi senza macchine, che per un giorno almeno regalano l'illusione di un tuffo nel passato, guardi quelle vie ancora poco animate, che già sai si riempiranno all'inverosimile, e - girandoti - guardi i profili dei colli sullo sfondo della città. In cima a quello di mezzo c'è la Basilica. E' per lui che siamo in Festa... per S.Ubaldo, per il Santo Patrono. L'ultimo rapido tour con gli occhi, prima di concentrarsi sui movimenti agili dei Campanari, che si preparano per cominciare. Sistemano meglio i tappi alle orecchie, si incitano a vicenda con qualche pacca sulla spalla, poi... via! Ognuno al suo posto, si comincia!



Il primo tocco ti coglie impreparata.
Anche se stavi guardando, anche se sapevi che l'avresti sentito in quel preciso momento. Lo senti nello stomaco. Con l'effetto molto più potente di una bella canzone che trovi per radio. Con l'effetto molto più entusiasmante del volo di milioni di farfalle. Ed è come se occhi e stomaco fossero improvvisamente collegati.



Ti senti vibrare dentro e, mentre le orecchie continuano a catturare la perfezione di quella voce, senti gli occhi riempirsi di lacrime. Un'amica vicino a te si lascia sfuggire un: "Mamma mia, che bello!". Ti volti a sorriderle e ti accorgi che anche lei sta lottando per non scoppiare a piangere. In qualche modo, ti fa sentire meno sola. Non che ci sia nulla di male nel piangere, soprattutto quando si tratta di lacrime di gioia. Ma... c'è sempre quella piccola parte di te che detesta essere l'emotiva della situazione e che si augurerebbe di ritrovarti un pizzico più temprata di fronte a certe cose, man mano che gli anni avanzano. Niente da fare. 
Cerchi di essere veloce, nel tirar fuori un fazzoletto dal pacchettino che hai messo in tasca prima di uscire. Perché... guai a trovarsi in giro per Gubbio il giorno dei Ceri, senza i fazzoletti a portata di mano. Da piccola odiavi le volte in cui tua madre te lo ripeteva fino allo sfinimento (perché, per qualunque evenienza...). Adesso, però... è proprio vero che ci sono cose che detesti, che un giorno potrebbero tornarti utili. 
Riprendi a sorridere e continui a vivere la magia del momento. Continui a lasciarti rapire dal Campanone ad ogni tocco. Anche se non vorresti che il tempo passasse, anche se spereresti di riuscire a bloccarlo in quell'istante che senti perfetto, che ti sta cucito addosso come il più bello dei vestiti, che ti fa sentire bene.
Il tempo continua ad andare e non c'è verso di fermarlo. Non hai l'orologio al polso, ma...
Le nuvole che si muovono, ti dicono che continua ad andare.
La gente che lascia il silenzio di casa, per riversarsi allegra nelle vie, ti dice che continua ad andare.
Il suono dei Tamburini, che arriva alle orecchie e si mescola con quello del Campanone, ti dice che continua ad andare.
"E' come se fosse già domani".
Lo senti dire poco lontano da te e ti ricordi di averlo sempre pensato. Per ogni evento bello, ma in particolare per la Festa dei Ceri... quando il giorno arriva e puoi viverlo, è come se fosse già domani. Non è più attesa, è vita. Non è più aspettativa, è realtà. Ti rendi conto che prima di subito il sole sarà alto nel cielo. Che le Brocche saranno lanciate, con il rumore dello schianto sopra al pavimento della Piazza coperto dallo scroscio di grida di gioia. Che sarà di nuovo l'ora di pranzo, con la tradizione del baccalà alla ceraiola. Che non ci sarà il tempo per un riposino, anche se senti di averne veramente bisogno, perché gli amici aspettano per continuare a festeggiare. Che in un tripudio di colori e di canti si aspetteranno le sei della sera, per la partenza verso il monte. Tutto di corsa, tutto con frenesia, tutto... come in un lampo. Ti ritroverai in cima al monte, sorpresa che i piedi si siano mossi tanto velocemente. Ti ritroverai a battere le mani per quegli ultimi passaggi. Ti ritroverai a gridare, sperando che la voce non ti abbandoni.
Il 15 Maggio. Ascolti gli ultimi tocchi del Campanone e scatti una nuova fotografia.


PS: Scrivere del giorno dei Ceri non è mai facile. Non si è mai sicuri di utilizzare le parole giuste, non si è mai sicuri di descrivere le situazioni con la stessa limpidezza con cui si lasciano vivere; anche se si è certi di scrivere con il Cuore. In un caos di pensieri e di concetti, si prova a mettere nero su bianco il frutto di una miriade di Emozioni. 
Ringrazio tutti coloro che, con me, hanno voluto condividere per l'ennesima volta tutto questo. E ringrazio in maniera speciale il mio quasi-cognato Pier Paolo (spero non te la prenderai per la citazione!), per avermi regalato la Gioia di un sogno realizzato: Il 15 maggio... a pochi passi dal Campanone!!! :-D Un grazie grande anche alla mia mia amica Valeria, per la pazienza con cui spesso mi ha ascoltata esternare le mie emozioni e perché... nella decisione di lasciare il telefonino a casa, mi ha prestato il suo per immortalare l'attimo inaspettato.

martedì 14 maggio 2013

14 Maggio...

L'orologio segna le dieci e mezza della sera e più di altri giorni si fa grande il bisogno di andare a dormire.
La certezza è quella di dormire poco più di niente, con il cuore a mille per l'emozione, l'adrenalina in circolo e una sveglia pronta a suonare (per sicurezza, non si sa mai!) alle prime luci dell'alba. 
Il 14 maggio è attesa pura. Di quelle belle. Di quelle che se anche capitano una volta all'anno, ogni volta è come fosse la prima. Di quelle giuste, per prepararsi alla grande Festa. Di quelle che nel cuore di ogni eugubino (e spettacolo infinito ed indescrivibile per ogni turista) hanno una sola voce: quella del Campanone!
Maestoso, dall'alto della torretta campanaria del palazzo dei Consoli, osserva la folla in piazza Grande, i colori a festa tutt'intorno e in ogni angolo della città, il clima di allegria che aleggia nell'aria.
Lui... la grande ed emozionante melodia.












...Buona notte a tutti! Vi lascio con un  link di qualche anno fa: 14 Maggio 2008 trovato su YouTube.

lunedì 13 maggio 2013

13 Maggio!

Di nuovo qua! ;-) 
Felicissima perché oggi è il 13 Maggio e - oltre a mancare due giorni (solo due!!!) alla Festa dei Ceri - è... il mio Compleanno!!!


Se c'è una cosa che proprio non si può dire dei compleanni è che: capitano quando meno te lo aspetti! Perché la data è sempre quella, il motivo di far festa è sempre lo stesso e - di fatto - l'unica cosa a cambiare è il numero di candeline sulla torta. Anche se... con l'avvento delle 'candeline-numero' non è più vero nemmeno questo (a meno che non si abbia la fortuna di toccare i 100) !!! :-)
Comunque... sono felice! Anche se la giornata è stata ordinaria (almeno... finora), anche se l'umore ha avuto qualche alto e basso, anche se non tutto è come avrei sperato che fosse. Sono felice per le piccole cose già vissute... per gli auguri ricevuti di prima mattina e non solo... per l'affetto che sento di avere intorno e per... i regali già annunciati, ma ancora da ricevere! Non so perché, ma... non ho mai amato bruciare tutto e subito di un compleanno. Insomma... proprio perché capita una volta all'anno, mi piace un sacco quando la giornata mi da la possibilità di farsi gustare piano, piano. 
Così, appena tornata a casa dal lavoro, mi sono rilassata un po' sul divano... ho preso l'album di fotografie e ho cercato di navigare tra i ricordi di questi 28 anni vissuti
Molte immagini sono bellissime, ma non riescono a far rivivere alcuna emozione. Altre, invece, sono più recenti (relativamente recenti, si intende!) e sono più speciali delle prime. Perché ricordo effettivamente di esserci stata... in quel dato luogo, in quel dato momento. Ricordo. 
Ad ogni modo... esplosione di emozioni a parte, scelgo di corredare questo post con... le primissime del Compleanno!  

Il 1° è pur sempre il 1°, o sbaglio?!? Anche se... pure in questo caso, nessun ricordo. 
Ricordo la prima caduta, il primo dentino lasciato sotto il cuscino, il primo giorno di scuola, il primo brutto voto, il primo bacio... 
Ok!!! Tantissime, le prime cose che ricordo. Ma... il 1° compleanno, proprio no! 
Eppure... guardo le foto e sorrido...


...chissà cosa stavo guardando, a cosa o chi sorridevo. Invece di impegnarmi in un bel soffio per spegnere quella prima, piccola fiamma!!!


Questa mi fa morire dal ridere, perché... sono astemia! Nonostante si dica che 'non porti bene', non brindo mai con lo spumante. Ma... a quanto pare, non è sempre stato così :-D!

Alla mamma la posa con il dolce, al babbo quella con la bottiglia, poi... quel giorno deve essere sfuggita a tutti la necessità di farne una tutti e tre insieme. Ma, dentro all'album ho comunque recuperato questa... 


Poco mesi dopo la nascita, poco prima dell'evento della prima candelina... 
Non ricordo il loro abbraccio di allora, ma... anche se spesso dico di sentirmi cresciuta per certe cose, sento e memorizzo il ricordo del loro di adesso. Che ci sono sempre, che ci sono comunque vadano le cose. Che ci sono adesso e che ci sono stati, quando ne avevo più bisogno. Abbracci di gioia, ma anche abbracci per cercare di placare qualche dolore inaspettato. Abbracci che ricorderò tutti per il resto dei miei giorni, anche se... non ricordo il primo!

 13 maggio 2013!!! Sono felice... e sorrido!!! 
Ma... sì! Con un sorriso di qualche (concedetemi l'uso della parola!) anno fa. Perché... 
è quella parte di me ancora bimba che... mi permette di far splendere i denti dietro alle labbra, senza troppi pensieri. 
è quella parte di me ancora bimba che... difendo, più di quanto mi ritrovi a difendere la parte adulta. 
è quella parte di me ancora bimba che... spero non cresca mai e spero che - ad ogni 13 maggio - si ritrovi sempre davanti ad una torta, con una sola candelina accesa sopra. 
Voi che ne dite?


Buona serata a tutti... a presto!!! ;-)

sabato 4 maggio 2013

Il primo caffè del mattino... un libro che colpisce!

Ok! Penso si possa dire chiaramente che: viviamo in un mondo frenetico
Non che non me ne sia mai accorta, prima d'ora. Ma, in un certo senso ho sempre pensato di avere quel non so che... quel riparo tra me e il mondo che, oltre a tenere alla larga la maggior parte delle piaghe sociali (su questo avrei una marea di cose da dire, ma mi riservo la possibilità di vomitare tutto il mio disprezzo... ok, ok! Senza esagerare... tutto il mio dissenso, in post futuri), riuscisse a tenermi alla larga anche da difetti come: stress, mancanza di tempo cronica e... dimenticanza, generata da stress e da mancanza di tempo. Nooo! Invece, no. Niente da fare. 
Così capita che, in un normale sabato mattina, ti svegli abbastanza riposata e soddisfatta. Sei soprattutto felice di vedere che le lancette dell'orologio segnano ancora le otto e che, nonostante questo, non senti più il bisogno di rimanere sotto alle coperte a dormire. Anzi, complice un po' anche la consapevolezza di alcune incombenze lasciate indietro da giorni, non vedi l'ora di alzarti e non fai che pensare che... prima riuscirai a portare a termine il dovere, prima potrai concentrarti sul piacere. E per me, inutile dirlo... quasi mai esiste qualcosa di meglio che prepararsi una tazza di tè, sistemarsi sul divano e immergersi nelle pagine di qualche storia. 
Adoro le possibilità infinite che si possono nascondere tra le righe, quei pensieri che possono colpirti a seguito di una parola letta, quelle emozioni che riconosci perché già vissute, o perché tornano a farti battere forte il cuore... perché sono le stesse che desideri tu. 
Ancora più entusiasmante dell'idea di avere un po' di tempo da dedicare alla lettura, che non sia quello che separa la fine della cena dal momento in cui i tuoi occhi decideranno di chiudersi perché vinti dal sonno, c'è la decisione di concedersi un nuovo, piccolo regalo in libreria (visto anche che il compleanno è vicino, ti senti meno in colpa... anche se gli scaffali in camera non ne possono più e stanno crollando letteralmente sotto il peso delle letture ancora arretrate... anche se sul comodino ci sono libri già avviati, che aspettano solo che tu ti decida ad arrivare fino all'ultimo punto... anche se da giorni ti sei imposta di ignorare recensioni  e quant'altro, nel tentativo - poi vano - di tenerti alla larga dalla tentazione). Mentre ti vesti e ti prepari per uscire, ignori già del tutto la possibilità non remota di dover affrontare un'interminabile fila all'ufficio postale, concentrandoti unicamente sul momento in cui riuscirai a varcare l'ingresso del tuo negozio preferito. Sì, ma... che libro prendere?
Anche in questo caso... non che l'indecisione possa rappresentare un problema. Mi immagino gironzolare per  un po' per la stanza, guardando tra le novità e non perdendomi comunque la zona riservata ai libri più datati (anche se la rapidità con cui un libro passa dall'essere fresco di stampa all'essere vecchio è la stessa con cui una stella cadente attraverso il cielo, a volte senza nemmeno fare in tempo ad essere catturata dal lento sguardo umano). Mi immagino con l'infinita possibilità di avere tutto il tempo a mia disposizione. E mentre mi immagino nel mio paradiso personale, continuo a vestirmi e accendo il computer. Per i cinque giorni della settimana in cui passo per Facebook solo alla sera, di ritorno dal lavoro e con i neuroni talmente tanto esausti da non riuscire in null'altro che non sia il fissare lo schermo del computer, il sabato mi piace riservarmi lo sfizio (molte volte la noia, ma fa niente!) del social ancor prima di tutto il resto. Non so mai cosa troverò accendendo il computer, ma lo faccio con l'idea di trovare qualcosa di carino con cui augurare una Buona Giornata a tutti. Male che va, penso... mi limiterò alle solite fotografie con scritta... di quelle che tutti usano, ma che sono sempre gradite.
Accedo e... pochi secondi appena. Oggi, sì. Deve essere il mio giorno fortunato!
Trovo questa e... 

non solo ho trovato un modo sufficientemente originale per augurare Buongiorno, ma... ho anche trovato il libro da correre a comprare in libreria. Evviva! 
Accelero le ultime faccende a casa, salto la colazione con la ferma intenzione di entrare in pasticceria appena arrivata in centro e, chiavi in mano, mi fiondo in macchina.
Non c'è traffico... il bello delle nove di sabato mattina a Gubbio. Quello che ho sempre amato di questa città è la capacità che ha di vivere ad intermittenza. Non sempre frenetica e chiassosa come le grandi città... Gubbio è una città che sa farsi regalare ed essere bella anche nei suoi attimi di quiete (anche in questo caso, mi riservo Post futuri... troppi Post già promessi?!? rischio di ritrovarmi con una lista difficile da spuntare?!? abbiate pazienza, vi prego!). Ad ogni modo... colazione con cornetto e cappuccino, fila alla posta per spedire un pacco che non è poi tanto insopportabile e salto veloce in alcuni negozi (tra cui la ferramenta) per materiali e altro che penso possa servirmi. 
Quando entro in libreria, sono raggiante. Le lancette dell'orologio segnano appena le undici e mezza. Ho tutto il tempo per comprare il libro, tornare a casa e concedermene un assaggio prima di pranzo
Ciò che non avevo considerato, la possibilità di non trovarlo. Brutta faccenda! 
Me lo faccio ordinare e prima di mercoledì non se ne parla. E, anche se cerco di tenermi su il morale pensando alle tante letture a disposizione a casa, non posso fare a meno di tornare alla macchina con un pizzico di amarezza di troppo... avrei voluto lui...


Ok! Penso si possa dire chiaramente che: viviamo in un mondo frenetico
Sì, lo so. L'ho già scritto e, anche se ci sono vicina, non sono ancora impazzita del tutto. Sono le esatte, identiche parole che mi sono saltate alla mente questo pomeriggio quando, cercando di rimettere un po' d'ordine tra il mio caos, ho ritrovato la busta di una libreria di un centro commerciale a venti chilometri da Gubbio, l'ho aperta ed ho trovato IL LIBRO!!! Ma, che cavolo... l'acquisto risale a due settimane fa, quando - di fretta - con la mamma sono arrivata fino al centro commerciale di Gualdo Tadino in cerca di qualcosa di speciale per la sua festa dei cinquanta anni, siamo passate per la libreria e... sì. Ricordo di aver scelto due libri giudicati interessanti (soprattutto, spinta dalla curiosità di saperle novità, fresche fresche) e ricordo di aver pensato che... prima o poi li leggerò, come faccio quasi sempre ultimamente, con i libri acquistati!!! Ma... stamattina, di fronte al computer aperto, perché non mi sono ricordata di averlo già?!? Accidenti alla frenesia dei momenti. Non fosse per il fatto di averla attaccata al collo, credo che potrei perdere la testa ovunque :-)
A conclusione del momento, in cui mi sono ampiamente presa in giro, con mia madre che - insieme a me - proprio non riusciva a capacitarsi, c'è stato il dover telefonare in libreria per disdire l'ordine... 
Per fortuna che mi conoscono da tempo e sanno quanto posso essere svampita. Insieme alla titolare del negozio, che considero anche un'amica, ci siamo fatte una risata ed è finita lì. Ho appoggiato il cellulare sopra la scrivania, con il libro ancora stretto tra le mani: "Deve essere una storia speciale, per avermi colpito due volte su due!". Ho commentato ad alta voce, soddisfatta di aver già trovato un modo per trascorrere la domenica pomeriggio, che preannunciano molto piovosa. Insomma... vi saprò dire più avanti... Intanto, auguro a tutti una buona serata! A presto ;-)

mercoledì 1 maggio 2013

Quei post che...

Ci sono quei Post che rimandi per mancanza di tempo, anche se pensi di aver già chiare in mente tutte le parole e ti illudi che possa bastare qualche minuto davanti il computer per risolvere la faccenda. Poi, ci sono quei Post che rimandi perché, pure con parole giuste e tempo a portata di mano, è l'umore a non essere proprio quello ok. C'è il rischio che la notizia, che avresti voluto fare esplodere come un fuoco d'artificio dei più belli e luminosi, si ritrovi ad essere rumorosa ed affascinante quanto un petardo. Che fare? Personalmente, ho scelto di aspettare il ritorno di qualche raggio di sole e la possibilità di regalare ancora un'immagine emozionante a quel qualcosa che - almeno lo spero - difficilmente dimenticherò. 
Mi pare di avervi accennato dell'immensa soddisfazione per il Premio Speciale Mamma Racconta, ricevuto per "Se la pioggia va in vacanza" in seno alla quinta edizione del Premio Internazionale Letterario Città di Cattolica... 
Ecco! Ritirarlo non è stata proprio una passeggiata (soprattutto per via della pioggia, che in quell'occasione doveva aver terminato le ferie!), ma... alla fine, tutto è andato per il verso giusto e svegliarsi la mattina dopo con la targa in bella vista sopra alla scrivania è stata l'ennesima ricompensa
Da Gubbio a Cattolica, ci ha fatto sorridere l'entusiasmo con cui ci siamo mossi in gruppo e quella voglia di dire che... sì! C'eravamo, ce l'avevamo fatta ed eravamo tutti insieme a festeggiare. Ora, emozioni personali a parte, non è che le cerimonie di premiazione siano tutto questo granché da affrontare... ricordano un po' le lezioni a scuola che ti tocca ascoltare e, per certi versi, riescono ad intaccare nell'umore con la stessa capacità di una fila interminabile all'ufficio postale. Certo è che... la differenza sta nella sostanza. Non sei lì ad aspettare per poter pagare l'ennesima bolletta salata. Sei lì per ricevere un premio. E anche se sai che quando ti alzerai nessuno saprà già di te, che del resto non sai nulla di chi ti ha preceduto, senti che tutto ciò che conta è quella piccola vocina interiore che non ha mai smesso di ripeterti: "Hai visto... non volevi provarci, invece hai fatto bene! Ce l'hai fatta e ne devi essere felice!". Sì. Felice! Anche se per poco non mi metto a piangere, seduta su un divanetto dell'atrio, quando ho sentito la stessa vocina scavare oltre alla semplice soddisfazione e dirmi: "Ci fosse stato ancora tuo nonno, sarebbe stato fiero di te!"
Il nonno... 
Tutte le volte che mi viene in mente, mi chiedo come possa essere possibile un legame tanto profondo. Non ci siamo mai conosciuti io e lui, ma l'amore per le parole, quello per la scrittura e per la lettura in genere, ci hanno avvicinato come nella più spettacolare delle magie. Allora, quando scrivo e poi rileggo quanto scritto, è come se lui fosse seduto accanto a me e mi chiedesse ogni volta di leggere ad alta voce, per potermi aiutare a sistemare ciò che non va. Lo immagino giocherellare con una di quelle matite a doppio colore, blu da una parte e rossa da un'altra, immagino di sentire l'odore del suo dopobarba e di sorridere del semplice fatto che - pure nella libertà di una cucina solitaria - indossi la cravatta (perché... il babbo dice che il nonno non usciva dalla porta della camera da letto, senza prima aver sistemato al collo una cravatta. Non doveva per forza essere una cravatta elegante, ma... una cravatta da lavoro, di quelle per tutti i giorni, di quelle che intorno al suo collo non mancavano mai). Ci immagino dimenticarci del caffè caldo nelle tazzine. Perché, quando si scrive o si rilegge, tutto ciò che c'è intorno assume contorni sfumati, fino quasi a scomparire. Ci immagino inorridire per un accento messo al posto di un apostrofo, o per una virgola che si è andata  a ficcare proprio dove non doveva, stravolgendo il senso del discorso. Lo immagino dirmi: "Le virgole non sono così difficili da dominare. Non come si pensa, almeno. Basta leggere e seguire il ritmo del respiro. Quando senti di aver bisogno di respirare... è lì! E' lì... che va una virgola". E... sì! Mi immagino anche in momenti di scarsa convinzione e di avvilimento, ma... il nonno ha saputo sorridere sempre, per questo non mi soffermo più di un istante su un pensiero del genere. 
Seduta e ancora in attesa per l'inizio della cerimonia, scaccio via le lacrime e sorrido. Sorrido con uno di quei sorrisi che troppo spesso mi trovano indifesa davanti agli altri, che mi stanno guardando e che troppo spesso mi lasciano senza parole alla domanda: "Perché stai sorridendo?".
Lo dedico a te, nonno! 


Dedico a te... il premio. 
Dedico a te... tutto la tenacia che sento ancora di poter sfruttare, nel rapportarmi con le parole che - disordinate - arrivano nella mente e si mescolano agli altri pensieri. 
Dedico a te... tutta la gioia che arriva nel cuore, ogni volta che qualcuno della famiglia si ritrova a leggere qualcosa fresco, fresco di scrittura e osserva: "Sembra di leggere le cose belle che scriveva tuo nonno!". Anche queste parole, un Premio Speciale che sento di aver ricevuto anche troppe volte, ma di cui non ne avrò mai abbastanza.
Dedico a te... tutto ciò che posso essere, in effetti. Con la penna in mano, o senza. Di fronte al computer o in giro per il mondo. Perché non voglio che sia un caso, il fatto che sembri che ci assomigliamo tanto. Non voglio lasciarmi condizionare da quelle cose spiacevoli, che tu stesso hai sempre tenuto alla larga. E se anche non ne varrà la pena, pazienza... quello che conta è partecipare!

Ecco... Post che rimandi e che, quando ti decidi a scrivere, tirano fuori quello che mai avresti pensato. Ti lasciano stupita e felice. Anche se avevi programmato poche parole e qualche fotografia (perché, negli attimi belli, la macchina fotografica è sempre a portata di mano)... ti ritrovi ad assaporare la bellezza e l'intensità di ciò che non si controlla. Allora... rimandi ancora il programmato, per il meraviglioso e l'imprevisto. Forte anche del fatto che le cose belle e importanti meritano di essere celebrate e celebrate e celebrate... 
Alla prossima... per le cronache più dettagliate della serata ;-)