martedì 31 maggio 2011

Non so voi, ma...

Eccomi di nuovo qui!
Per quel che riguarda il fronte scrittura, posso dire di sentirmi abbastanza in forma. Qualche progetto nel cassetto, c'è.
Ma, fantasia a parte, mi sembra sempre un po' strano quanto - ultimamente - io mi senta ispirata anche dalle cose di ogni giorno. Cose che mi portano inspiegabilmente a sentire il bisogno di avere un pezzo di carta alla mano ed una penna (ecco perché ho deciso di concedermi presto un regalo piccolino, piccino, picciò e dotarmi di un'agenda da tenere in borsa e - perché no - magari da tirare fuori anche al lavoro, in pausa pranzo, per appuntare idee e pensieri), cose che - solo fino a qualche settimana fa - mai mi sarei sognata di prendere minimamente in considerazione.
E sorrido se penso che "grandi ragionamenti", nascono proprio da quello che pensavo sarebbe stato per me il momento peggiore di ogni giornata: i venti minuti di macchina per andare al lavoro.
Nonostante la musica accesa, lungi da me l'idea di mettermi a cantare (anche se non mi sentirebbe nessuno!), mi sorprendo ogni giorno a sorprendermi (scusate il giro di parole) di quanto le persone possano essere... non vorrei dire stupide, ma... Sì! A volte, proprio stupide.
Un esempio.
Lasciando perdere i sorpassi al buio e quelli fatti mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri?
Ci sono anche quelle situazioni, di sorpassi perfettamente inutili. Quelli fatti dentro ad una fila di macchine praticamente infinita e che nemmeno se si avesse a disposizione una bacchetta magica porterebbero a migliorare la nostra situazione (di quelle persone che, magari, solo per stare nel letto un minuto in più, poi rischiano di arrivare tardi in ufficio, o chissà dove).
Già.
Questo tipo di sorpasso... Meglio, questo tipo di persone, mi son ritrovata a soprannominarlo: "Noi, che ci piace stare vicini-vicini!".
Così, ogni mattina mi ritrovo al volante e... potete scommetterci che mi imbatto in una situazione del genere di cui sopra.
Distanza di sicurezza? Per alcuni credo debba essere una sorta di leggenda metropolitana. :-o
In realtà, quello che mi sconcerta di più è vedere che certe persone proprio sembrano non azionare il cervello. "Perché sorpassi? Tanto, non cambia nulla. Sempre in fila, siamo".
Mah!
Arrivo dove devo arrivare e inizio a concentrarmi su altro. Però, certa gente...
Concluderei dando un senso al titolo...
Non so voi, ma... stupidaggini o meno, io la penso così.
A presto.

sabato 28 maggio 2011

Il libro del BookSwap!

Eccomi di nuovo!
Come promesso, un post dedicato al meraviglioso libro ricevuto da Cri, in occasione del BookSwap!
Non so quanto possa essere trapelata la mia assoluta passione per Sophie Kinsella, ad ogni modo...
E' proprio suo, il meraviglioso romanzo che ho ricevuto.
Letta l'intera serie "I Love Shopping", causa altre letture arretrate ho sempre dovuto rimandare l'acquisto dei libri pubblicati con il nome Madeleine Wickham e...
Beh! Guardate un pò cosa conteneva il pacchetto inviatomi da Cri? La Signora dei Funerali.


E' meraviglioso!!!
Grazie a lei, ora la mia libreria contiene anche qualcosa del Pre-Kinsella!
Il segnalibro, poi... adorabile. L'ho già detto, per caso, che adoro i gatti?!?
Quindi, per concludere, ecco cosa le ho spedito io...
Questo, il segnalibro by EstrosaMente (adoro anche i delfini!):


E, questo, il libro (zucca vuota che sono, mi son dimenticata di fotografarlo insieme al segnalibro. Questa foto, è presa da internet):


Poi, presa dal dubbio che potesse già averlo, ho voluto inviare anche una copia di:


Almeno questo, ero sicura che si trattasse di una lettura mai fatta!
Sono felicissima che abbia gradito tanto e stra-felicissima di aver potuto prendere parte ad un'iniziativa tanto bella!
Questo, il meravigliosissimo Post (Il visibile invisibile: Book-swap) che Cri, nel suo altro Blog (Il Visibile Invisibile), ha dedicato al pacchetto ricevuto. Grazie, Grazie, Grazie!
In ultimo, un GRAZIE ad Eri, per aver permesso tutto questo.
A tutti, un abbraccio e l'augurio di trascorrere un piacevole fine settimana.
A presto.

venerdì 20 maggio 2011

Incantata dal mondo di Alice... grazie Elisabetta!!!

Eccomi di nuovo!
Dopo giorni intensi, il venerdì sera un po' di meritato "riposo" di fronte al computer (con la musica a tutto volume! Voglia di uscire di casa: zero!!!).
Sembra passato un secolo, dall'ultima volta.
Tutti questi giorni appena trascorsi, a dire il vero, sono stati un po' strani; tra festeggiamenti in città per i Ceri (e non solo) e festeggiamenti in famiglia per il mio 26esimo (:-o) compleanno!
Così...
Un po' incerta sugli aggiornamenti da farsi in termini di creazioni, un post specialissimo dedicato ad una "avventura" appena vissuta. Un post per tutti e tre i Blog! Merita, merita, merita!!!
Il mondo di Alice?!?
E' l'eccezionale Mondo che ho avuto modo di vivere, leggendo il meravigliosissimo romanzo d'esordio di Elisabetta.


Il suo "Le bugie hanno le gambe lunghe e il tacco dieci", mi ha tenuto buonissima compagnia per diverse sere. Fino alla scorsa; quando ho raggiunto la parola "Fine".
Vorrei scrivere: ho finalmente raggiunto la parola "Fine", ma...
Era ormai tanta la familiarità con i personaggi e praticamente infinita l'empatia con la protagonista, che non posso fare a meno di sentirmi dispiaciuta; per essere già arrivata a girare anche l'ultima pagina.
Come per le letture migliori che ricordo, anche in questo caso non sono mancati determinati "atteggiamenti"; i tipici che mi fanno capire quando qualcosa mi sta piacendo da morire.
Quali?
Ok!
Spero non mi prendiate per pazza, se confesso che: più volte, indipendentemente dal momento e dal luogo, mi sono ritrovata a pensare ad Alice e compagnia come fossero da sempre miei amici. Che cosa starà/staranno facendo?
Cosa starà/staranno pensando?
Come starà/staranno?
Chissà come si risolverà quella situazione?
Domande che - di solito - non ci si dovrebbe porre per "personaggi di fantasia", ma...
Il punto è proprio questo.
L'abilità di Elisabetta nello scrivere ha saputo rendere il tutto talmente tanto credibile e realistico... da farlo sembrare Reale.
Non so dirvi la delusione, quando - un istante dopo la raffica di domande - arrivavo a concepire che... le persone cui stavo pensando, vivevano unicamente in righe di inchiostro. Delusione, delusione, delusione!
Insomma, pure da astemia totale, sarei volentieri uscita con Alice per un aperitivo. E non saprei dire quanto darei, per un cappuccino al bar di suo padre.
Sì, sì, sì!
Vivere anche solo per un po' nel Mondo di Alice, mi è piaciuto tantissimo.
Ora, dunque, che fare?
Beh!
In primis, non posso che complimentarmi - di nuovo - con Elisabetta. Per la sua grande verve; per il suo sottile senso dell'umorismo e per il suo essere Scrittrice. Brava, brava, brava.
Quindi, confessando un ulteriore pensiero, non posso fare a meno di ammettere che: spero che il libro diventi un film!!! Sarebbe a dir poco fantastico per due ragioni.
Uno: vedere sul grande schermo la trasposizione cinematografica di una lettura che ho adorato (ripenso alla gioia di trovarmi seduta in sala, alla proiezione di I Love Shopping... altra lettura che ho adorato, in modo quasi maniacale!!!). Registi di tutto il mondo: non lasciatevela scappare!!!
Due: sarebbe bello all'inverosimile trovarsi al cinema a godersi lo spettacolo e sapere che... la scrittrice della meravigliosa storia di Alice la "conosco". Almeno un po'! Wow!!!
Che altro?!?
Questa speranza so che è già in fase di esaudimento: leggere il seguito.
Mi raccomando, Elisabetta... non metterci troppo. Sono fin troppo impaziente di tornare a vivere insieme ad Alice & Co. Un abbraccio grandissimo e... i miei migliori Auguri!
A tutti gli altri: abbracci, l'augurio di trascorrere un piacevole fine settimana e - per chi non l'avesse ancora fatto - l'invito ad entrare nel Mondo di Alice :-))))
A presto!
PS: nel prossimo Post, il pacchetto ricevuto da Cri per il BookSwap! Grazie ancora una volta!

sabato 14 maggio 2011

Il Ritorno (seconda parte)

... ... ... ... ... ... ... ... ...

Inutile dire che: c'aveva visto giusto. Su tutto.

Pagato il conto alla cassa, entrambe si affrettarono verso l'uscita del locale; per essere il prima possibile dentro alla basilica.

Solo una volta di fronte al grande portone di legno, appena superata la maestosa scalinata, si fermarono di nuovo.

Lo sguardo di intesa che si scambiarono, disse più di mille parole. Erano pronte.

Pronte a quella novità tanto attesa; pronte a quel momento; pronte a sentire il cuore colmarsi - per l'ennesima volta - di quella gioia indescrivibile.

Il rumore dei passi, allora, venne coperto dal mormorio della gente tutta intorno.

Cercando di non farsi un'idea ascoltando i commenti sussurrati qua e là, Emanuela si sbrigò a raggiungere con lo sguardo il "motivo" del loro essere lì. La ragione di tanto interesse.

Dal canto suo, Ilaria sembrò preferire osservarla andare avanti, prima di...

"Wow!".

Tutto qui.

Tre semplicissime lettere, a spiegare lo stupore più totale. La meraviglia che gli occhi si stavano trovando davanti.

Ancora pochi passi e le mani poterono allungarsi quel tanto che bastava, per arrivare a sfiorare la superficie di legno magistralmente lavorata.

Un passo ancora, per una carezza più prolungata ed intima. Il contatto che ogni cuore andava cercando.

Se avesse avuto con lei la macchinetta fotografica, probabilmente Emanuela sarebbe arrivata a sentire male al dito; per i tanti click fatti.

No!

Anche se doveva ammettere di averci pensato; per quella particolare giornata di festa aveva preferito lasciare a casa la sua "cattura ricordi" nuova di zecca. Un po', per la paura di rovinarla. Un po', perché fosse unicamente il suo corpo - in ogni più piccola molecola - a lavorare per rendere indelebili nella memoria quegli istanti.

Brividi lungo la schiena; pelle d'oca; battito del cuore accelerato... erano quelli i ricordi che contavano; in fondo. Per le foto, ci sarebbe stato sempre tempo.

"Che dici, ci sediamo?".

Anche se avrebbe voluto continuare a tenere il palmo della mano incollato al quel colosso di legno; Emanuela acconsentì all'invito dell'amica che - facendole segno di seguirla - andò ad accomodarsi sulla panca poco distante.

Potevano senza dubbio considerarla una fortuna; quella di aver trovato ancora dei posti liberi.

L'anno precedente, arrivate un po' in ritardo per via del percorso a piedi lungo gli stradoni del monte, che sembrava non voler arrivare mai alla fine, erano riuscite a malapena a varcare l'ingresso.

E che dire del fatto che, con un leggero movimento del collo, quella domenica sarebbero riuscite addirittura a tener d'occhio sia l'altare che ciò che in tantissimi stavano ammirando. Una doppia, tripla, quadrupla... infinita, fortuna!

La celebrazione della Santa Messa rispettò il programma della giornata ed iniziò alle otto in punto.

Prima che il silenzio arrivasse ad anticipare le parole del sacerdote, il sottofondo fu ancora per un po' popolato dalle voci di stupore di chi - come loro due prima - si trovava di fronte a tanta bellezza.

E, in quel tripudio di sentimenti, Emanuela non poté proprio fare a meno di commuoversi.

Non si era mai considerata una persona dalla lacrima facile, ma... in quel frangente era diverso. Ci stava.

In men che non si dica, dunque, la sua mente prese a vagare e ripercorse tutti i ricordi che la legavano indissolubilmente a quel posto. Tutte le volte che vi si era ritrovata; anche semplicemente per staccare la spina. Per staccarsi da tutto il resto.

L'ultimo anno non era stato dei migliori per lei. Impegni lavorativi, affetti familiari ed amicizie a parte.

Ripensò, allora, a quante volte - da bambina - aveva immaginato un matrimonio in quella chiesa. Un matrimonio, davanti allo sguardo benevolo del Santo Patrono. Ed insieme a quei simboli di puro amore di popolo. Il suo matrimonio.

Tutte le bambine, almeno una volta, immaginano di avere l'Amore a fianco e di sposarsi.

Lei, l'aveva sempre immaginato come quello dei suoi genitori.

In mille fantasticherie, aveva immaginato gli addobbi floreali, la musica di un pianoforte, l'abito da sogno.

Tutto della massima semplicità, nella cornice perfetta di quel posto speciale.

Certo...

Nel sogno di fanciulletta, non aveva minimamente preso in considerazione la possibilità di vedere qualcosa andare storto. Quell'essere ad un passo dal "finché morte non vi separi", senza poterci arrivare. Il vedere tutto andare completamente in frantumi. Il vedere quella A di Amore farsi piccola; chinare il capo davanti a problemi che lei proprio non aveva capito. Non aveva sentito arrivare.

Ignara e felice, aveva continuato - anche da grande - ad immaginare il più bello dei lieto fine. Il coronamento di quel sentimento che, troppo spesso ultimamente, l'aveva fatta stare male.

Aveva continuato ad immaginare i festeggiamenti, le fotografie, il filmato da riguardare negli anni a venire, la torta tagliata con la sua mano sotto a quella di lui... Tutto. Ma, non la fine del principio.

Se solo...

Stava per arrivare con il pensiero al ragionamento cui arrivava ogni volta, quando uno squillo di tromba la riportò bruscamente alla realtà. Anche se le doleva doverlo ammettere, aveva perso gran parte della celebrazione.

Fortuna sua, Ilaria sembrava non essersi accorta di nulla.

Insieme, allora, intonarono il canto dedicato al Santo Patrono.

Lasciati da una parte per l'ennesima volta i brutti e tristi pensieri, Emanuela tornò a perdersi nell'incanto del momento.

E...

Se solo poco prima, nel ritrovarseli davanti in tutto il loro maestoso splendore, per poco il cuore non le uscì dal petto... quando li vide "scendere" dai piedistalli, mancò poco perché le gambe smettessero di reggerla.

Ogni volta, come la prima.

Dalla folla, festante, si levò l'ennesimo applauso. E fu subito baldoria. Subito, euforia a mille.

Senza avere nemmeno il tempo di cercare con gli occhi il percorso da seguire, Emanuela ed Ilaria si ritrovarono trasportate dalla massa.

In men che non si dica, i tenui raggi del sole arrivarono a scaldarle in viso. Il chiostro della basilica, silente fino ad un attimo prima, era diventato lo scenario di quei primi festeggiamenti per quell'imminente ritorno.

I tre colossi di legno, saldamente sorretti da spalle ansiose di quel primo contatto, fecero le consuete tre girate intorno alla fontana. In posizione orizzontale, come da tradizione.

Quindi... Giù per le scale con apparente lentezza; fino all'imbocco per gli stradoni del monte. Lo stesso percorso della Festa, solo... al contrario. Lo stesso percorso... per ritornare tra le "braccia" della città. Dentro a quelle mura che non aspettavano altro che poterli proteggere di nuovo. Un ritorno speciale... in nuova veste restaurata.

Emanuela ed Ilaria, tra i tanti che - come loro - quel giorno avevano scelto di esserci, si unirono alla folla festante. Canti, salti, mani vibrate in aria. La musica della banda cittadina e non solo, a dare la carica ad ogni passo.

Tanta allegria. Tanta emozione.

Le lancette, scorsero veloci fino al mezzo dì.

Quasi parve che avessero barato.

Perché...

Come sempre accade quando si sta bene, non sembrava essere passato tanto tempo.

Dalla Basilica, a piazza Grande. Pareva quasi aver chiuso solo gli occhi.

E, invece...

Emanuela sorrise di gusto osservando la perfezione di quell'incastro di pietre, lasciando che il suono del campanone si insinuasse tanto, da arrivare a solleticarle le corde più sottili delle emozioni. Avrebbe potuto perdersi di nuovo in una miriade di ricordi, stavolta tutti bellissimi. Ma, non lo fece.

Per l'ennesima volta, quel giorno, di fronte a tanta esuberanza e grinta, si ritrovò a dover fare i conti con dolci, prepotenti lacrime.

Solo un preciso pensiero impedì a queste ultime di concretizzarsi copiose: quattordici giorni alla Festa!

E, anche se non poteva averne la piena certezza, fu assolutamente sicura che quello stesso pensiero stava aleggiando nella mente di tutti. Di Ilaria; degli amici incontrati lungo il tragitto fin lì; di quel Lui che non era più lì a tenerla per mano.

"Meno quattordici!".

Un larghissimo sorriso fu tutto ciò che rimase sul suo volto.

- Fine -

Eccoci!

Scrivere questa seconda parte, non è stato facile come mi aspettavo.

Dopo diversi momenti di vuoto totale, di fronte alla schermata bianca, alla fine le parole sono uscite e... hanno raccontato!

Dello splendido momento di Festa, sì!

Del crescere dell'attesa, sì!

E... anche di Me!

L'idea iniziale - forse è inutile dirlo - non era proprio questa, ma...

Quando qualcosa prende corpo nella mente, non si può far altro che seguirlo e scriverlo.

Così...

Ecco che sono finalmente riuscita ad arrivare all'ultimo punto. Lasciandomi totalmente trasportare dall'ispirazione, come ogni volta. E se qualche pezzettino "di troppo", di me, è venuto allo scoperto... pazienza!

In fin dei conti, ricordo sempre le parole che una psicologa (leggendo i miei scritti durante un breve corso di scrittura creativa) ha detto: essere un'artista, vuol dire anche questo.

Ora... Non so se meritare o meno il concetto pieno del termine. So che mi piace pensare di esserlo... che mi basta pensare di esserlo. Per tutto il resto, non ho pensieri.

PS: volendo aggiornare il riferimento temporale per il momento di Festa, urlerei a gran voce: "DOMANI, DOMANI, DOMANI!". Il 15 Maggio è ormai vicinissimo... poche ore appena!

A tutti un abbraccio e l'augurio di Sereni Momenti di Festa; piccoli o grandi che siano!


venerdì 6 maggio 2011

Reading Victim

Eccomi di nuovo qui!
In attesa di completare il racconto breve iniziato nello scorso Post, mi concedo una piccola divagazione per parlare delle mie letture. Meglio... della mia mania, per la lettura!
Credo sia ormai indubbio, quanto io possa essere una Reading Victim (c'è chi lo è per la moda, io lo sono per la lettura!!!).
Così, con l'avvicinarsi del mio Compleanno, mi ritrovo con parenti ed amici a chiedermi: che cosa vorresti ricevere?
Una domanda che ha un lato bello ed uno brutto!
Il primo è dato dal fatto che: vedere in quanti stiano pensando di farmi un pensierino, mi riempie il Cuore di Gioia; poiché - tipologia di pensierino a parte - sono fermamente convinta che dedicare del tempo alla ricerca di un regalo per qualcuno (che poi, ripeto, potrebbe essere anche un semplice biglietto!... o un originale Sms... anche cercare le parole giuste per fare gli Auguri, ha il suo peso!), sia un modo come un altro per dire che ci siamo ricordati di quella persona; per dimostrare il nostro affetto!
Il secondo... Beh! Il secondo dipende un po' di più dalla mia risposta e dalla reazione che questa, poi, va ad innescare.
Sì! perché... Cosa pensate possa rispondere una che ha appena adoperato le parole (tra l'altro senza la minima cognizione sull'esattezza dell'utilizzo o meno... credo di aver coniato apposta per l'occasione un nuovo inglesismo!) reading victim, per descriversi?
Ma... un libro, no!
E, allora, ecco che qui subentra la difficoltà dell'acquisto.
Di per sé, entrare in libreria è semplice quanto andare dal fornaio per una filetta di pane. Ma... Come orientarsi, poi, in un mondo di parole di cui il destinatario dell'acquisto conosce praticamente ogni più piccolo e recondito angolo? (mi piace vedermi così, ma... sarà vero? Certo... no! magari, ma... no! Anche se, mi do da fare per avvicinarmi il più possibile!).
Per quanto io cerchi di informare sempre tutti sui miei acquisti letterari (non si sa mai!), c'è sempre il rischio di ritrovarsi un doppione in mano. Così...
Urge la lista (come se si dovesse affrontare un affollato sabato pomeriggio al supermercato, maledicendosi di non aver pensato per tempo a riempire la dispensa di casa!).
La lista, la lista la lista... stra-richiesta, come infallibile metodo per non sbagliare, già da qualche anno a questa parte!
Ah! Ah!
Ed ecco che, qui, arriva il problema per me.
Ogni volta, di fronte ad un foglio ancora bianco, non so mai cosa scrivere... dai tanti titoli e nomi di autori che conservo nella mia cartellina mentale: letture da fare (prima o poi!).
Così... alla fine mi ritrovo quasi sempre a spulciare il sito di qualche libreria on line (fantastiche, perché aperte anche quando le altre sono chiuse... unica pecca, il non poter toccare con mano e la totale assenza del tipico odore di libreria) e a salvare sul desktop immagini, immagini ed immagini di copertine. Che saranno, poi, i miei promemoria.
Che dite? Esagerato?
Per quel che mi riguarda, accompagnata da una buona tazza di tè (una mania credo oramai non eliminabile!), penso sia uno dei momenti migliori delle mie lunghe giornate... quando non sono con il naso tra le pagine di qualche storia. E, a tal proposito, mi riservo aggiornamenti nei prossimi post... in questi giorni sto convivendo con una lettura davvero eccezionale e divertentissima. Vedrete, vedrete, vedrete...
A tutti, un abbraccio.
Buon fine settimana.
A presto!

domenica 1 maggio 2011

Il Ritorno (prima parte)

La sveglia alle sei e trenta.
Di tutti i giorni dell'anno, quello - nonostante si trattasse di una domenica - rientrava tra i pochi in cui non le pesava alzarsi a quell'ora.
Le coperte, più leggere da che era arrivata la primavera, sembravano quasi sollevarsi dal corpo da sole. Come a volerla invitare, anche loro, a lasciare l'incanto di quel riposo che - stranamente - non aveva subito interruzioni notturne.
Allora, ignorando il brivido lungo la schiena causato dal diretto contatto dei piedi con la superficie fredda delle mattonelle, Emanuela si diresse di corsa in bagno.
Fatta la doccia appena la sera prima, le serviva unicamente di lavarsi il viso ed i denti. Niente trucco.
Quindi, dopo un'occhiata veloce allo specchio, si concesse di perdere qualche minuto in più per ravvivarsi i capelli.
Era passato poco più di un anno, da che aveva deciso di lasciarli crescere, e la chioma era già sufficientemente lunga. Tanto da arrivare a sfiorarle le spalle.
Con le dita immerse in quell'intreccio di ricci, ignorando il pettine a denti larghi casualmente poggiato sul bordo del lavandino, cercò di districare alla meglio i pochi nodi che - nel sonno - erano riusciti a prendere vita.
Una, due, tre passate; fino a che fu sufficientemente soddisfatta del risultato e decise di procedere con le altre incombenze mattutine.
Da che aveva cambiato lavoro, passando dalla staticità di una scrivania allo stimolo di un impiego molto più consono alla sua predilezione per la manualità, anche l'abituale momento di fronte all'armadio aveva subito cambiamenti radicali.
Dopo quattro anni trascorsi a dover scegliere tra camicette e tailleur pantalone di diversi colori, tessuti e modelli; finalmente poteva abbandonarsi alla comodità di felpe, jeans e tute da ginnastica.
Difatti, la lancetta dei secondi aveva fatto appena in tempo a compiere trenta piccoli "passi", che Emanuela già stringeva in mano tutto l'occorrente per vestirsi.
Uscita in fretta dal pigiama ancora tiepido, con movimenti meccanici si coprì di nuovo.
In quel giorno speciale aveva voglia di rosso e... rosso fu. Un altro piccolo particolare vantaggio del non essere più obbligata ad osservare una certa etichetta: poter usare i colori nel vestire; come un eccentrico artista li adopererebbe su di una tela.
Quindi, scarpe ai piedi, scese al piano di sotto per la colazione.
Tralasciando l'abitudine di accendere il televisore per l'oroscopo quotidiano, si diresse subito di fronte al frigorifero.
Quella domenica, visto l'imminente appuntamento con Ilaria, avrebbe dovuto fare come fosse stata un qualsiasi giorno feriale.
Niente fette biscottate e miele, comodamente seduta di fronte ad una tazza di caffellatte bollente. Solo uno yogurt e due o tre biscotti integrali sgranocchiati al volo; con le chiavi della macchina già in una mano e la giacca stretta tra la piega del gomito.
Chiuso il portone alle spalle, minacciose nuvole nere l'accolsero dall'orizzonte.
La speranza era che non si mettesse a piovere proprio quella mattina, ma... Giusto per andare sul sicuro, Emanuela aveva preso comunque un ombrello con sé.
Le bastarono cinque minuti, per arrivare al parcheggio dell'appuntamento.
Puntuale come un orologio svizzero, Ilaria era già lì ad aspettarla.
Entrambe appassionate di musica andina, si erano conosciute cinque anni prima ad un corso per imparare a suonare il flauto di Pan. Corso che, puntualmente, poi entrambe avevano interrotto; convenendo in pieno sul fatto che fosse più semplice recarsi in un qualsiasi negozio di Cd adeguatamente fornito ed acquistare le novità del genere.
Il loro era un rapporto particolare; privo di serate prestabilite, di appuntamenti fissi e di telefonate quotidiane.
Si vedevano di tanto in tanto, senza fare peripezie tra impegni in agenda e svago personale e si chiamavano solo quando c'era qualcosa di veramente urgente da comunicarsi. Qualcosa che non potesse aspettare di ritrovarsi occhi negli occhi, magari in compagnia di due belle pizze vegetariane.
"Buongiorno! Dura la levataccia, eh?".
Ilaria, con gli occhi notevolmente messi in evidenza dalle occhiaie, le lasciò a mala pena il tempo di scendere dall'auto. A giudicare dall'aspetto, doveva riferirsi a lei.
Emanuela non poté trattenere un sorrisetto. Quindi, più per punzecchiarla, che per avere una risposta vera e propria, controbatté: "Fatto le ore piccole?".
Quindi, l'attenzione - per entrambe - si focalizzò subito sul motivo del loro essere lì. L'orologio al polso segnava le sette e un quarto.
Andando subito al nocciolo della questione, Ilaria sentenziò: "Non so tu, ma... io non ho lo spirito giusto oggi, per farmela tutta a piedi".
Chissà perché, ma Emanuela ci avrebbe scommesso che sarebbe andata a finire in quel modo.
Difatti, nonostante l'abbigliamento adeguato e le scarpe comode, non provò nemmeno ad obiettare.
Incamminandosi, prese a dirigersi verso la funivia: "Almeno spero vorrai darti comunque una mossa, adesso. Io... non ho intenzione di fare minuti e minuti di fila, per raggiungere la basilica".
Sì, signore!
Ilaria, con la sua moneta da due euro già tra le dita, in uno slancio le fu subito a fianco.
Fortuna loro, la celebrazione della messa era prevista per le otto. Niente fila da affrontare.
Il largo anticipo che avevano, permise loro non solo di non sprecare il tempo in un'interminabile attesa, ma anche di essere in cima al monte sufficientemente in orario, per potersi godere una gustosa colazione al tavolino del bar. Qualcosa che andasse ad integrare lo yogurt ed i biscotti che, più che saziarla, ad Emanuela avevano fatto aumentare la fame.
Or dunque...
Affacciate sul panorama della città, dalla loro cabina sospesa in aria, entrambe rimasero in silenzio per un po'.
Fu Ilaria, una volta riuscito ad ignorare il vento gelido ed i capelli continuamente sbattuti in faccia, a parlare per prima. Di nuovo, una domanda.
"Li hai visti?".
Non ci fu bisogno che specificasse il "soggetto". Romina aveva capito alla perfezione a cosa si stesse riferendo: "No. Sono settimane che ne sento parlare in giro per la città, ma... ho voluto conservarmi la sorpresa per oggi. E tu?".
"Idem. Non solo, gli impegni con l'università e la tesi ormai vicina mi hanno tenuta fuori più del previsto. Ma...".
Una piccola pausa per riuscire a toccare di nuovo i piedi a terra, prima di riprendere: "Ho sentito dire che sono uno spettacolo. Sono più che sicura di rimanere a bocca aperta, non appena me li ritroverò davanti".

... ... ... ... ...